lunedì 16 gennaio 2017

Aristofane ne  farebbe una commedia …

IL MIO TEATRO NON STA TANTO BENE .

…va alla grande in realtà ,  lavoro senza sosta ; ma quando penso che non trovo il tempo per fermarmi e costruirmi una maschera o un burattino, quando non trovo il tempo per fermarmi e studiare per capire meglio i miei ragazzi, quando non posso prendere una pausa per approfondire ispirazioni con l’incontro di maestri e colleghi … allora il mio teatro non sta tanto bene.

E’ un tempo dettato da percentuali e numeri , da obbiettivi economici altrimenti non ne vale la pena.

Ma il teatro e’ un incontro tra esseri umani e questi incontri dovrebbero essere tutelati e facilitati da chi ci chiede il nostro servizio. Permettendoci di vivere anche in quelle pause che permetterebbero ai nostri momenti di lavoro di essere ancora più’ incisivi e utili alle persone che incrociamo nei nostri laboratori e nei nostri spettacoli … 

farò come nelle “ Nuvole” chiederò’ agli dei oppure scenderò negli inferi come nelle “Rane”…


venerdì 14 ottobre 2016

I bambini sono attori … ed io che faccio con loro teatro cosa gli dovrei insegnare ? 

Per essere cosi’ abili nelle loro trasformazioni non basterebbero i miei anni di studio d’attore, eppure nella loro fragile anarchia, nella loro spensierata libertà’ sono il loro maestro, il punto di ritorno dopo un loro giro di giostra. Ci si inebria nel gioco infante della scoperta, ci si perde nel bosco del teatro, ma poi si torna a casa seguendo la strada del proprio maestro. I bambini sono fantastici, rischiano tutto il loro essere nel gioco , disposti a perdere la loro precaria identità’ per scoprire la poesia delle cose …

mercoledì 12 ottobre 2016

PICCOLI ANNUNCI


CHIUNQUE sappia dove sia finita
la compassione (immaginazione del cuore)
– si faccia avanti! Si faccia avanti!
Lo canti a voce spiegata
e danzi come un folle
gioendo sotto l’esile betulla,
sempre pronta al pianto.
INSEGNO il silenzio
in tutte le lingue
mediante l’osservazione
del cielo stellato,
delle mandibole del Sinanthropus,
del salto della cavalletta,
delle unghie del neonato,
del plancton,
d’un fiocco di neve.
RIPRISTINO l’amore.
Attenzione! Offerta speciale!
Siete distesi sull’erba
del giugno scorso immersi nel sole
mentre il vento danza
(quello che in giugno
guidava il ballo dei vostri capelli).
Scrivere a: Sogno.
SI CERCA persona qualificata
per piangere
i vecchi che muoiono
negli ospizi. Si prega
di candidarsi senza certificati
e offerte scritte.
I documenti saranno stracciati
senza darne ricevuta.
DELLE PROMESSE del mio sposo,
che vi ha ingannato con i colori
del mondo popoloso, il suo brusio,
il canto alla finestra, il cane fuori:
che mai resterete soli
nel buio e nel silenzio tutt’intorno
– non posso rispondere io.
La Notte, vedov
a del Giorno.
W. Szymborska

venerdì 30 settembre 2016

RESOCONTO DI UNA PROFESSIONE (1° tappa)

In teatro mi sono fatto più nemici che amici.
Nemici tanti, tra mille falsità.
Amici pochi ma bellissimi.
Il sentimento che più ho incontrato tra colleghi è stata l'invidia.
Ho navigato in un mare di menzogne mentendo anch'io, a mia volta; dopotutto mentire fa parte del nostro lavoro.
Il teatro purtroppo è anche questo... ma soprattutto è una piccola luce in queste buie profondità .
Una luce che batte il tempo, che traccia il percorso a capofitto lungo il crinale a ridosso del baratro.
In linea retta verso questa luce inebriante... e nonostante tutto sorridere.

Max Vitali attore

giovedì 1 settembre 2016


...FINCHE SARò abitato dall'orso che balla, dal vento che soffia , dal bimbo che gioca, dal vino che grulla, dal mantice di una fisarmonica e dall'uomo che suona la diamonica , allora tutto bene ...

domenica 28 agosto 2016

Restano tre cose (F. Pessoa)

Di tutto restano tre cose:
la certezza
che stiamo sempre iniziando,
la certezza
che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza
che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell’interruzione,
un nuovo cammino,
della caduta,
un passo di danza,
della paura,
una scala,
del sogno,
un ponte,
del bisogno,
un incontro.

sabato 27 agosto 2016


...il teatro mi ha salvato la vita. Solitario, ululante di inquietudini in mezzo ai campi di grano, manipolo le mie angosce sul campo di battaglia del palcoscenico. Personaggi giocano in scena e poi alla fine della loro improvvisazione se ne vanno scomparendo nella quadratura nera del teatro. Esco di scena e me ne torno alleggerito alle mie distrazioni di sempre, aspettando questi attimi voraci per riaffermare nel teatro una scampata salvezza ....
TEATRO:


un pensiero dedicato a coloro che di questa "magia" di questa "impermanenza" non sanno fare a meno. A quelli che mettono lo stesso entusiasmo nel partire come nel tornare, cosapevoli che nessun viaggio "finisce" mai veramente, forse perché niente inizia e finisce, ma tutto scorre semplicemente in un lento fluire.
A tutti coloro che hanno l'urgenza di sentire il legno del palcoscenico sotto i piedi, il calore dei riflettori sulla faccia, la paura mista a felicità di trovarsi dietro un sipario che si apre lentamente. Per queste emozioni avete sacrificato tutto, e lo farete ancora, vi siete sentiti traditi dai tanti truffatori che hanno saputo approfittare di di voi, perché siete deboli come tutti i sognatori.
Vi siete infuriati con gli "attori-cartellino", che fanno teatro come potrebbero fare gli assicuratori,o gli agenti di borsa. Vi siete indebitati per saziare la voracità dei tanti "affittacamere" che gestiscono i loro teatri come fossero B&B per turisti ricchi. Vi siete fatti portare via gli spazi, progetti, sogni da furbetti senza scrupoli attaccati ai carri dei politici. Avete detestato chi sgomita per emergere, perché non sa "giocare".
Ma siete ancora qui. Se un regista vi chiama, dite "si, vengo subito", e non " quanti soldi ci sono?", anche se non sapete come fare la spesa domani. Perché siete incoscienti ma puri! Voi siete i miei compagni di strada.
Tanto tempo fa, forse non ricordate, un teatrino vi ha stregati... un gioco per bambini, fatto di legno con il siparietto di velluto rosso. Avete ascoltato una storia, sognato scenari di fantasia, e di quelle maschere non avete più saputo farne a meno.
Io sono qui a dire che vi appartengono, nessuno al mondo può negarvi qualcosa che si fa "tempo che scorre", ritmo pulsante, QUI ED ORA.

lunedì 25 luglio 2016


Per i poeti e per i drammaturghi, invece di omaggi, io organizzerei attacchi e sfide in cui ci si dicesse apertamente e con vero accanimento: «Perché non hai il coraggio di fare questo?» «Perché non sei capace di esprimere l’angoscia
del mare in un personaggio?» «Perché non osi raccontare la disperazione dei soldati nemici della guerra?». Esigenza e lotta, con un fondo d’amore severo, temprano l’animo dell’artista che si indebolisce e si corrompe nel facile successo.
I teatri sono pieni di sirene ingannatrici incoronate di rose di serra, e il pubblico è soddisfatto e applaude quando vede cuori di cartapesta e ascolta dialoghi a fior di labbra; ma il poeta drammatico non deve dimenticare, se vuole salvarsi dall’oblio, i campi di rose bagnati dall’alba dove soffrono i contadini
e quel colombo, ferito da un misterioso cacciatore, che agonizza fra i giunchi senza che nessuno ascolti i suoi lamenti.

FEDERICO GARCIA LORCA.
Nel pieno del lavoro ripartire da zero.
Ripartire dal teatro vuoto, senza difese.
Il nulla.
Oggi che tutto e' vanificato, partire liberamente dal nulla.

domenica 24 luglio 2016

CAPPUCCETTO JIHAD



Le fiabe servono ai più piccoli così come ai grandi. Servono ai piccoli in modo diretto: per immedesimarsi con la magia degli avvenimenti, per scoprire le figure archetipe dei protagonisti, per definire degli esempi di cio' che è bene e ciò che è male, per costruirsi una coscienza che fino all'eta adulta possa rendere sempre possibile un lieto fine … Un filo conduttore che lega il bambino presente con l'adulto futuro.
Le fiabe servono ai piu' grandi perchè in esse ci sono i germi cresciuti negli anni , gli anticorpi del vivere, la bellezza delle semplici cose.
Raccontando queste fiabe di sempre ai piu' piccoli, a volte mi inquieto al pensiero che il seme di queste storie non possa mai arrivare agli adulti che saranno; questo seme soffocato dalla paura e dall'odio verso un antagonista crudele che rimane sempre invisibile e a cui non si vuole mai dare un volto.
E in questa storia che ci vogliono raccontare dimentichiamo la cosa piu' importante: i lupi nelle fiabe vengono sconfitti; è questa la cosa piu' importante che dobbiamo raccontare a tutti i bambini

giovedì 29 marzo 2012

L'IMPROVVISAZIONE SPIEGATA AGLI ALLIEVI

RIEPILOGO IMPROVVISAZIONE


Ciao vi mando due riflessioni sul lavoro di improvvisazione di ieri. Questa tecnica va allenata in un continuo esercizio da palestra ginnica…

Nell'improvvisazione entrate in scena con molta disponibilità' e ascolto perché dal nulla bisogna creare un mondo; un mondo che stia in piedi con regole ben precise.

Entrate e costruite un po' alla volta i primi elementi del' improvvisazione ( si può partire da molti punti: dal chi si e', dal luogo in cui si e', dal cosa … noi abbiamo deciso di partire dall'atmosfera )

Si può' partire usando L'ATMOSFERA dunque, questo permetterà di entrare in un contesto ,in un un luogo. Per lo sviluppo sarà' importante L'AZIONE .(Agite in scena con il vostro corpo, con la vostra voce ma soprattutto con le vostre intenzioni, con la vostra immaginazione)

La cosa su cui ci si deve allenare e' il rimanere coerenti e fedeli alle cose che si creano, capire quale potenziale STORIA si sta raccontando e seguire il percorso che un poco alla volta viene alla luce.
La regola dell'INIZIO-SVILUPPO-FINE ha valore se costruita su questo percorso.



INIZIO - lavorare sulla "semina", cercare i primi elementi su cui costruire l'improvvisazione
SVILUPPO - Iniziare la fase di "raccolto". Sviluppare la "semina" e dare un percosso alla mia storia.
La storia deve essere continuamente alimentata e direzionata. Portare il proprio lavoro ad un apice (CLIMAX)
FINE-Se lo sviluppo sarà stato compiuto nel migliore dei modi, la fine dell'improvvisazione vien da sè.


Valgono infine tutte le regole che ci siamo detti per migliorare le improvvisazioni.

giovedì 2 febbraio 2012

LA CiPOLLA

La cipolla è un’altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.

In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d’inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla-cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.

Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell’una ecco sta l’altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un’eco in coro composta.

La cipolla, d’accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezioni.
E a noi resta negata
l’idiozia della perfezione.

(Wislawa Szymborska)

lunedì 2 gennaio 2012

Perchè ci fa paura quando dicono
le pietre cosa siamo ancora prima
di noi. Prossime a noi ma più
vicine a noi che a loro
ritorniamo sempre.

giovedì 1 dicembre 2011

"Nello scasso profondo dei nuclei familiari Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi. Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo. Per una volta all’anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato.
Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi. Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene.
Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati. Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano. Natale incalza a fondo i disertori.
Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva. Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re.
La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora.
Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due. Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa. Natale con i tuoi: buon per te se ne hai. Ma non è vero che si celebra l’agio familiare. Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta. Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento.
È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale."

Erri De Luca, 16/11/2009
...nel fluire dei suoni e nel loro comporsi, le parole conservano l'eco di cio' che le ha generate. In esse si coagula l'esperienza della realtà, la nostra o quel che abbiamo ereditato.

giovedì 20 ottobre 2011

Tutti a dire della rabbia del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono. 

Bertolt Brecht

sabato 17 settembre 2011

...un burattinaio della sorte altrui che prende in prestito le emozioni dei suoi personaggi per sfuggire alla solitudine del deus ex macchina.